Papà Van Der Poel: “Il migliore al mondo? Penso sia Pogacar. Ammiro anche Van Aert, Mathieu è un corridore diverso, che fa le sue scelte”
Cuore di padre, ma fino a un certo punto Adrie Van Der Poel. Gli occhi dell’amore e dell’ammirazione che prova per il figlio, non impediscono all’ex corridore neerlandese di guardare anche ai suoi avversari con grande rispetto, tanto da metterne anche qualcuno davanti a Mathieu in una ipotetica classifica di chi sia il migliore al mondo. Dominatore della prova in linea ai mondiali di Glasgow in cui ha staccato di ruota uomini come Wout Van Aert, Tadej Pogacar e Mads Pedersen, il fenomeno neerlandese ha raggiunto un record storico accoppiando l’iride su strada a quello nel ciclocross, diventando anche il primo della storia a vincere nella stessa stagione Milano – Sanremo, Parigi – Roubaix e Mondiale (in tutto appena cinque a vincere due Monumento e Maglia iridata lo stesso anno), ma per papà questo non basta a farne il migliore al mondo.
“Se si considerano solo le gare di un giorno, non credo che Mathieu sia molto lontano – spiega a WielerFlits – Ma per me Tadej Pogacar è il miglior corridore del mondo. Corre su ogni terreno e mi piace il suo modo di correre. Ho un’enorme ammirazione per il corridore che è Pogacar”. In qualche modo mostra anche di apprezzare maggiormente l’approccio di Wout Van Aert, storico rivale del figlio: “Allo stesso modo, Wout è sempre presente ovunque. Nelle corse di un giorno e nelle corse a tappe. Lui e Pogacar sono corridori che vogliono mettersi in mostra su ogni terreno. Mathieu, invece, fa le sue scelte. È un corridore completamente diverso, con una mentalità completamente diversa”.
Infine, parole al miele anche Pedersen, fuori dal podio per un soffio ma in lotta fino alla fine: “Penso che abbiamo avuto i tre migliori corridori del mondo sul podio, ma vorrei aggiungere Mads Pedersen a questa lista”. Come van Aert e Pogacar, è un corridore che mi piace. Sono ragazzi che corrono. Non calcolano i loro sforzi e rendono il ciclismo più attraente”. D’altro canto, come faceva già Giulio Cesare, non c’è modo migliore per esaltare sé stessi che esaltare i propri avversari.
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